Durante la seconda guerra mondiale la Luftwaffe impiegò i suoi soldati come guardie nei campi di concentramento e in alcuni casi fornì anche il personale necessario per gli altri campi.

I campi realizzati per lo sfruttamento del lavoro forzato nella produzione degli armamenti furono spesso gestiti dalla Wehrmacht, la stessa che avrebbe poi utilizzato i prodotti finiti. A metà del 1944 la Wehrmacht vi inviò circa 10.000 soldati per sopperire alla carenza di guardie; molti di questi appartenevano alla Luftwaffe.

Operazioni del campo

Alla fine della guerra 2.700 soldati della Luftwaffe lavoravano ancora come guardie a Buchenwald e nei suoi sottocampi, nonché nei campi principali di Flossenbürg Mittelbau-Dora e Natzweiler.

Alla fine del 1943 fu aperto a metà strada tra Auschwitz II-Birkenau e Auschwitz I un cantiere di recupero della Luftwaffe (in tedesco: Zerlegebetrieb). Circa 1.300 prigionieri alla volta venivano costretti a lavorarvi per recuperare le parti meccaniche degli aerei della Luftwaffe e degli Alleati danneggiati irreparabilmente. Venivano sorvegliati sia dal personale della Luftwaffe che dalle SS. Sebbene molti membri della Luftwaffe contrabbandassero le lettere o fornissero cibo ai prigionieri, il loro ufficiale in comando è tristemente noto per aver picchiato i detenuti con un tubo di alluminio.

I lavoratori erano costretti a marciare da Birkenau verso lo Zerlegebetrieb ogni mattina. Venivano esentati solo se la temperatura esterna scendeva sotto i -15° C. La maggior parte erano prigionieri di guerra polacchi o sovietici (questi ultimi noti per i frequenti tentativi di fuga). Durante le operazioni di smantellamento si potevano ricavare molti oggetti di valore, e spesso i prigionieri cercavano di portarli di nascosto al campo per barattarli secondo le necessità. Il tasso di mortalità fu alto a causa delle dure condizioni di vita e degli incidenti sul lavoro.

Le guardie della Luftwaffe gestivano una fabbrica di armi antiaeree a Monowitz, e la Luftwaffe forniva le attrezzature antiaeree necessarie a proteggerla dai bombardamenti aerei. All'inizio del 1944 ad Auschwitz erano presenti 1.000 guardie della Luftwaffe.

Queste guardie si guadagnarono la reputazione di essere meno brutali delle SS; varie volte tentarono di migliorare le condizioni dei reclusi. Ma anche il personale della Luftwaffe li matrattava spesso: ad esempio, i tecnici in alcuni casi costrinsero i prigionieri a disinnescare o maneggiare le bombe inesplose. Secondo quanto riferito, i soldati della Luftwaffe giustiziarono i prigionieri durante una marcia della morte e torturarono e uccisero detenuti a Wiener Neudorf, un sottocampo del campo di Mauthausen-Gusen. Per questi ultimi crimini Ludwig Stier, capitano responsabile degli uomini della Luftwaffe nel campo, fu condannato a morte da un tribunale militare statunitense nel 1947 e giustiziato.

Elenco dei campi con principalmente guardie della Luftwaffe

  • Sottocampi di Buchenwald: Mühlhausen e Stalag-13 Wernigerode
  • Sottocampi di Dachau: Horgau, Fischen, Ottobrunn, Stephanskirchen, e Sudelfeld
  • Sottocampi di Flossenbürg: Altenhammer, Holleischen, Kirchham, Leitmeritz, e Mülsen St. Micheln
  • Sottocampi di Gross-Rosen: Brieg e Kittlitztreben
  • Sottocampi di Herzogenbusch: Breda, Leeuwarden, e Venlo
  • Sottocampi di Hinzert: Langendiebach I and II, Mainz-Finthen, Merzhausen, Seligenstadt, e Usingen
  • Sottocampi di Mauthausen-Gusen: Gusen II, Melk, Wiener Neudorf, e Schwechat
  • Il campo di concentramento di Mielec
  • Sottocampi di Mittelbau-Dora: Ellrich, Günzerode
  • Sottocampi di Natzweiler: Cochem-Bruttig, Erzingen, Aeroporto di Hailfingen, dove morirono quasi 200 prigionieri, Neckarelz I and II, e Mannheim-Waldhof
  • Sottocampi di Neuengamme: Beendorf, Bremen, Bremen-Obernheide, Kaltenkirchen, e Meppen-Dalum
  • Il campo di lavoro vicino al ghetto di Nowy Swierzen
  • Sottocampi di Ravensbrück: Karlshagen I e II
  • SS-Baubrigaden: un complesso di 13 campi coinvolti nella costruzione dei siti di armi V-1 nella Francia occupata
  • Sottocampi di Sachsenhausen: Mackenrode, Nüxi, e Wieda
  • Sottocampi di Stutthof: Gerdauen, Heiligenbeil, Jesau, Praust, Schippenbeil, e Seerappen

Note

Bibliografia

  • (EN) Mini dictionary, su auschwitz.org, Auschwitz-Birkenau Memorial and Museum. URL consultato il 14 settembre 2018.
  • (EN) Zerlegebetrieb, su auschwitzstudygroup.com, Auschwitz Study Group. URL consultato il 14 settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2018).
  • (EN) Daniel Blatman, The Death Marches, Harvard University Press, 2011, ISBN 9780674059191.
  • (EN) Hermann Langbein, People in Auschwitz, traduzione di Zohn Harry, Chapel Hill, University of North Carolina Press in connection with the United States Holocaust Memorial Museum, 2005 [1972], ISBN 978-0-8078-6363-3.
  • (EN) Volker Mall e Harald Roth, The KZ-Außenlager (subcamp) at the Night-Fighter Airbase Hailfingen/Tailfingen, su Alemannia Judaica: Arbeitsgemeinschaft für die Erforschung der Geschichte der Juden im süddeutschen und angrenzenden Raum, traduzione di Baumann Christof. URL consultato il 14 settembre 2018.
  • (DE) Die SS, su mauthausen-memorial.org, Mauthausen Memorial. URL consultato il 14 settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 24 gennaio 2023).
  • (EN) Andrew Rawson, Auschwitz: The Nazi Solution, Pen and Sword, 2015, ISBN 9781473827981.
  • (DE) Jörg Skriebeleit, Flossenbürg: das Konzentrationslager Flossenbürg und seine Außenlager, a cura di Benz Wolfgang, Distel Barbara, Munich, C. H. Beck, 2007, pp. 169-175, ISBN 9783406562297.
  • (EN) USHMM, Encyclopedia of Camps and Ghettos, 1933–1945, a cura di Geoffrey P. Megargee, vol. 1, United States Holocaust Memorial Museum, 2009, ISBN 978-0-253-35328-3.
  • (EN) USHMM, Encyclopedia of Camps and Ghettos, 1933–1945, a cura di Geoffrey P. Megargee, Dean Martin, vol. 2, United States Holocaust Memorial Museum, 2012, ISBN 978-0-253-00202-0.
  • (EN) Daniel Uziel, Arming the Luftwaffe: The German Aviation Industry in World War II, Jefferson, McFarland, 2011, ISBN 9780786488797.

Collegamenti esterni

  • Encyclopedia of Camps and Ghettos, 1933–1945, su ushmm.org.

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